Il Vicolo delle Streghe

ll Vicolo delle Streghe: nascita e crescita di una rock-band italiana. I sogni e le aspettative di quattro ragazzi adolescenti. La forza dell’amicizia, la magia della musica e la voglia di stare insieme. Il Rock.

Recensione: Friends forever

di Luana Bottacin 21 novembre 2017

Maurizio, Riccardo, Stefano e Gianluca: quattro amici, quattro compagni di scorribande che, negli anni giovanili, mettono insieme passione e tempo per formare una band musicale. Nasce “Il vicolo delle streghe”, un nome alquanto insolito per un gruppo amatoriale che vuole prima di tutto divertirsi ed esprimersi attraverso l’affascinante linguaggio della canzone. I quattro giovani si mettono in gioco esibendosi anche presso alcuni locali di Cecina, nel livornese; tra composizioni più o meno innovative, testi impegnati o di denuncia, una strimpellata e l’altra, passano dalla giovinezza all’età adulta, ed inevitabilmente vedono emergere quei contrasti che, per carattere ed aspirazioni differenti, li portano anche a discutere e a separarsi. L’amicizia però, quella non verrà mai meno, nemmeno dopo la prematura scomparsa di uno di loro, Riccardo, in onore del quale i tre rimasti decideranno di ritrovarsi sulle note dei loro “successi”: testi, foto dell’epoca, immagini di gruppo, fanno da ottimo condimento a questa breve opera dove emerge il supremo valore dell’amicizia condivisa, in cui spicca un brioso senso dell’umorismo, dove la musica si fa portavoce delle emozioni e delle idee di quattro uomini che, sempre consci del proprio essere, non si separano mai.

Il mio libro: “Ho scelto il rifiuto”

Ho scelto il rifiuto

Estate 1943 – L’Italia è in guerra al fianco della Germania, quando l’8 settembre viene firmato l’armistizio che sancisce la resa incondizionata e la fine delle ostilità; ma l’atto appena sottoscritto si rivelerà essere una disgrazia per chi, come mio padre, si trovava sotto le armi (ma anche per chi non lo era) perché i tedeschi, che si aspettavano questa mossa, erano preparati e già organizzati e perpetrarono una serie di azioni illecite e talvolta violente, rivolte contro inermi cittadini e militari italiani. Vittime degli eventi, essi non ebbero alcuna colpa se non quella di essere governati da persone incapaci di prevedere quello che sarebbe successo. Ma l’inettitudine di questi personaggi, dimostrata anche nei due anni successivi, ha fatto sì che circa 600.000 militari italiani fossero dimenticati e sfruttati, maltrattati e talvolta violentati psicologicamente; molti di loro morirono per malattie, sofferenze, fame o uccisi volontariamente. Le conseguenze di tutto ciò saranno devastanti soprattutto per le molte vittime ma anche per coloro che torneranno dalla Germania. Il silenzio sarà la miglior cura per molti anni, per cercare di dimenticare e l’indifferenza dei media e delle istituzioni contribuirà a far crescere l’idea che quella subìta, sia stata una cosa di cui vergognarsi, da nascondere invece che raccontare o denunciare. Spero che questo racconto, nel suo piccolo, possa rimediare a quanto non detto su questo oscuro periodo.

 

 

 

Due uomini si raccontano

Quando scoprirsi ci fa diventare persone

di

È un testo commovente questo racconto di un figlio che ricostruisce un periodo della vita del proprio padre attraverso storie che riappaiono dall’oblio e rappresentano il genitore per ciò che è stato realmente nella sua vita alle prese con le proprie scelte, I rischi e gli azzardi in un periodo in cui ogni decisione, ogni rifiuto personale poteva rappresentare il confine tra la vita e la morte.
Con una scrittura semplice ma molto toccante e incisiva, l’autore riesce a coinvolgerci nel suo raccontare in prima persona l’esistenza del proprio padre in un periodo difficile come è stata la fase finale di quella guerra fino all’armistizio, per penetrare nei suoi sentimenti e nei percorsi della sua esistenza di allora e comprenderne il significato e il carattere, riconoscendogli il diritto di essere stato un uomo che affrontava la sua vita con I propri mezzi, ancor prima di essere suo padre, in uno stupendo ed emozionante percorso di scoperta e di interpretazione profondi dell’uomo che riempiono le righe di lacrime e sudore, paura e coraggio, comprensione e ammirazione, lasciandoci addosso la certezza che un padre non è mai solo un padre e un figlio non è mai solo un figlio. Complimenti.

Quando dire no è sintomo di coraggio

di

Esistono molteplici circostanze, nella vita, in cui ci troviamo a dover obbedire o rifiutare un ordine: in casa, al lavoro, e spesso non ci è dato di disporre del tempo sufficiente per pensare alla risposta migliore. In tempo di guerra, poi, neanche a parlarne di attimi concreti, per comprendere se un sì o un no saranno emblematici per salvarci la vita o condannarci a morte…alcuni ragazzi toscani, presi dai loro sogni e dai loro ideali, hanno propeso per il no, di fronte alla richiesta perentoria di affrontare una guerra civile, all’indomani dello sciagurato episodio dell’Armistizio con cui l’Italia si liberava dalle briglie di una prigionia per trovarsi intrappolata in una situazione ancor più drammatica.
In che modo questi adolescenti, figli di una realtà semplice ed umile, potevano sapere cosa avrebbe rappresentato sfidare il volto e le armi dei tedeschi, e soprattutto, come potevano sperare di sopravvivere dal campo di internamento? Renzo, padre di Maurizio, ce la fa grazie alla sua passione per i motori, oltre che in merito a qualche insperato colpo di fortuna che gli consente di tirare avanti, purtroppo ciò non sarà per i suoi amici, e noi non possiamo che rimanere umanamente colpiti dalla descrizione sincera e minuziosa delle sofferenze e dei numerosi pericoli. Il racconto si snoda attraverso un percorso fatto di immagini, in cui l’autore riprende le testimonianze dirette del padre colmandone le inevitabili lacune…un nuovo aneddoto della nostra storia bellica, dove la polemica lascia lo spazio alle emozioni, dove l’indignazione si deve inchinare alla partecipazione nei confronti di questi soldati, che con il loro rifiuto hanno scelto la via della morte, sì, ma hanno dato voce alla loro coscienza, esempio di come a volte occorra trovare il coraggio di andare oltre l’ovvio ed il comodo per non rinnegare principi superiori.

Sopravvivere alla prigionia di guerra: fortuna e sogni

di

L’autore riporta e romanza il racconto di suo padre di due lunghi anni di internamento, trascorsi in vari campi di prigionia tedeschi dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943. Lo stile è sobrio ed efficace. Rivivono nei nostri occhi, con vividezza, l’incredulità e l’orrore vissuti dal protagonista quindicenne catapultato dalla quiete della sua casa d’infanzia, pur modesta, nel girone d’inferno della sopravvivenza della guerra intorno e della prigionia. Episodi di due anni privati dei sogni di un adolescente che amava studiare e che ha invece dovuto confrontarsi con la parte più brutale del genere umano. Aneddoti carichi di incredulità, a volte tragicamente comici. Forza di volontà e fortuna fra tanta disperazione. Finalmente il ritorno a casa e un finale… liberatorio.

Ricostruzione storica intensa

di

Una storia di poco più di settanta anni fa, ma ugualmente viva nei ricordi dell’Autore. Il libro riporta il lettore in piena Seconda Guerra Mondiale, all’estate del 1943, quando L’Italia a inizio settembre firmò l’armistizio che di fatto pose fine alle ostilità di guerra e contemporaneamente segnò la resa incondizionata del nostro Paese agli alleati. Un trattato che segnò l’inizio di incredibili disavventure per tanti militari che in quel momento si trovavano sotto le armi, uno fra questi Renzo Magalini, padre dell’Autore. In poche pagine il libro è riuscito a ricostruire fedelmente il terrore messo in atto dai tedeschi nei confronti degli italiani, sia cittadini comuni che militari, vittime sia di quelli che un tempo combattevano fianco a fianco, e cioè i tedeschi, che soprattutto dei governanti di quel tempo, e cioè persone totalmente inette e incapaci di prevedere quello che sarebbe successo. Una ricostruzione storica molto intensa.

Incredibili peripezie

di

Un bellissimo racconto, fatto in prima persona da parte di un figlio, delle traversie che il padre  aveva  dovuto subire dopo l’8 Settembre 1943. La ricostruzione delle stupefacenti ed anche fortunate vicende di un giovane sbalzato in un mondo ostile durante gli anni più bui della guerra, è fatta con una narrazione semplice e coinvolgente. È un omaggio ad una coraggiosa scelta di vita che per una volta si è trasformata anche in fortunata circostanza. Nel libro sono narrati gustosissimi e rocamboleschi episodi del periodo di prigionia  del protagonista con  molta crudezza ma anche con una dolcezza infinita. Gli occhioni azzurri della ragazza lettone sono un piccolo capolavoro espressivo. Per me, che ho vissuto gli anni della guerra in modo ancora spensierato, essendo poco più giovane del protagonista, è stata una sconvolgente full immersion in uno dei periodi più tragici della nostra storia recente. I giovani di oggi, da questa breve e toccante narrazione, possono capire meglio vicende,sacrifici, problemi ed ideali dei giovani di quel periodo. Da non perdere, assolutamente!